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Federazione Italiana Mediatori Agenti d'Affari della provincia di Varese

Cambiare l’ecobonus? Sì, ma in meglio

 mercoledì 13 settembre 2017 | in NEWS

Cambiare l'ecobonus? Sì, ma in meglio

Italia - È in vista una revisione dell'ecobonus, la detrazione fiscale che spetta a chi compie lavori di ristrutturazione edilizia in chiave energetica sulla propria casa, a chi in sostanza investe nelle performance energetiche della propria abitazione o provvede alla ristrutturazione della sua struttura e dei suoi ambienti. Si detrae il 65% spalmato su 10 anni. Contemporaneamente si ricolloca sul territorio un edificio che tendenzialmente inquina di meno e permette di risparmiare sui consumi (al proprietario e alla collettività). Tutto bene? Non si sa, anche se è all'ordine del giorno anche la strutturalità della detrazione.

Non si sa ancora bene in cosa consista la revisione dell'ecobonus, ma se a pensare male si fa peccato è altrettanto vero che a volte ci si azzecca (“ma che c’azzecca”, come diceva Di Pietro). Si parla di “rimodulazione delle detrazioni”, “detrazioni in base al peso delle riqualificazione”. Lo spirito della riforma sarebbe quello di rendere il "beneficio sempre più proporzionale al valore reale del risparmio energetico perseguito" dal contribuente che ne fa richiesta. I tecnici del Ministero dello Sviluppo economico starebbero lavorando a un modello più premiante "modulato sulla percentuale di risparmio energetico atteso", valorizzando così le operazioni più efficienti e favorendo gli interventi più radicali sull'edificio. Va bene la premialità per chi investe di più e meglio, ma l'importante è non intaccare la gran parte delle persone che decide di riqualificare la propria abitazione. Già di per sé oggi è un'operazione complicata anche dal punto di vista burocratico, non vorremmo che diventasse più ingarbugliata.

Secondo noi una "rimodulazione" che andrebbe fatta è come sempre quella nella direzione della semplificazione. Oggi, per usufruire della detrazione, oltre che eseguire dei lavori importanti su impianti o parti dell’immobile (cappotti, infissi o il tetto, solo per fare un esempio), occorre comunicare all'ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) un modello in cui si chiariscono e si dettagliano le performance energetiche dell’immobile prima e dopo la riqualificazione. In sostanza si comunicano le caratteristiche del lavoro eseguito (e del materiale o dell’impianto installato) e il miglioramento in chiave energetica delle prestazioni del particolare e dell’immobile. Un modello non semplice da compilare e quindi a cura di un professionista. Sì, ma quale? La detrazione fiscale è un tema del commercialista ma certamente un commercialista non è in grado di compilare un modello in cui si descrive per filo e per segno un impianto. L’installatore spesso demanda l’onere o allo stesso commercialista (è materia fiscale...) o all'ingegnere che ha seguito i lavori. Ora, l’ingegnere per fare questo lavoro ci deve mettere alcune ore del suo onorario e dunque se non si ha la fortuna di avere un parente ingegnere o architetto, è un lavoro che si deve pagare. On onere che magari non era stato messo in preventivo. Il privato non può farlo: è un modulo abbastanza complesso e servono dei calcoli specifici che la maggior parte delle persone rischia di sbagliare, se procede autonomamente. Alla fine qualcuno potrebbe pure scoraggiarsi.

Quindi, siamo sicuri che semplificare anche in questo senso la procedura sarebbe un ulteriore stimolo all'aumento delle operazioni di riqualificazione energetica, con beneficio per tutti, anche per lo Stato. Questa è la direzione giusta insieme alla resa strutturale della detrazione. Il dubbio che si insinua malevolo è che invece si vada a cercare di prelevare qualcosa in più o stanziare qualcosa in meno, in un settore che sta crescendo fortemente (grazie a Dio), così come quello delle ristrutturazioni edilizie (agevolazione 50%). Ma certamente ci stiamo sbagliando: quando avremo la bozza della nuova normativa saremo smentiti. E felici.